Il Decreto Sicurezza approvato dal parlamento lo scorso 1° Dicembre ha segnato una netta virata del nostro Paese verso politiche migratorie repressive e inumane, volte a creare un esercito di uomini, donne e bambini senza diritti e condannati a vivere nascosti tra le pieghe di una società opulenta ed egoista.

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Nel dicembre 1948 veniva proclamata la Dichiarazione universale dei diritti umani. Essa rappresentò, anche simbolicamente, il riscatto dalla barbarie della guerra, dall’odio razziale dall’umiliazione dell’uomo definendo nero su bianco le aspirazioni più alte verso cui la Nuova Umanità dovesse tendere.

Il primo articolo recita: ‘Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti’.
L’Italia di oggi però rifiuta di riconoscere uguali diritti e uguale dignità a tutti gli esseri umani: erige muri, chiude porti, nega accoglienza e crea fratture sociali che sarà difficile sanare.

L’Italia di oggi è l’Italia che urla in coro “aiutiamoli a casa loro” e cancella con un tratto di penna lo spirito dell’articolo 13 sulla libera circolazione delle persone, inaugurando un clima di diffidenza e oscurità.
Come medici, psicologi e psicoterapeuti siamo preoccupati per un decreto sicurezza che crea fratture e squarci in cui nuovi razzismi si radicano; siamo preoccupati da questa deriva verso la disumanità; siamo preoccupati perché non saremo messi nelle condizioni di lavorare con la sofferenza psichica di chi è straniero se non viene prima riconosciuto come essere umano titolare di diritti fondamentali.

Devereux diceva: “occorre cogliere l'universale nell'aspetto specifico della sofferenza psichica”.

E’ attraverso il riconoscimento della diversità che comprendiamo l’universale e cioè quello che è profondamente comune a tutti gli esseri umani; noi siamo ‘artigiani dell’umano’ e mettiamo in gioco le nostre identità, la nostra essenza di persone, la nostra esistenza profonda che in quanto uomini e donne condividiamo con gli altri.

Il nostro lavoro si fonda sulla ricerca di un incontro profondo con l’altro e sulla conoscenza non solo delle persone ma dell’umano che è in ognuno di noi.
Il mondo visto con le nostre lenti non concepisce distinzioni di sorta: bianco o nero, migrante economico o rifugiato, sano o malato sono tutte categorie secondarie rispetto a quella che ci accomuna tutti e che ci identifica: ESSERI UMANI.

Negli ultimi anni il polo clinico della nostra scuola ha accolto la sofferenza di molti giovani, uomini, donne e bambini, ricostruito storie di migrazioni dolorose, ridato senso a eventi inenarrabili, integrato mondi che parlavano lingue diverse. Abbiamo curato le storie di esseri umani feriti.

Questo lavoro è stato possibile perché il nostro era un Paese che garantiva a tutti sicurezza e protezione ed era capace di infondere speranza nel futuro dei tanti che in Italia avevano scelto di emigrare.

Grazie a questa legge invece vengono meno questi presupposti su cui si basava il nostro lavoro di cura, grazie a questa legge ci percepiamo tutti un po’ meno sicuri e neghiamo protezione a chi ne avrebbe diritto.

Grazie a questa legge si cancella la speranza di riscatto di generazioni di immigrati.

Grazie a questa legge si cancella la speranza di umanità per generazioni di italiani.

Chiediamo a tutti di aiutarci a invertire questa tendenza disumanizzante.

Roma, 5 gennaio 2019