Natale Losi e Annalisa Sutera hanno pubblicato "Aprire narrazioni altre in contesti monolitici: la finestra dell'SPDC" all'interno dell'ultimo numero della rivista Riflessioni Sistemiche, intitolato "Narrazioni".

Lidia Tarantini  
L’Altro prossimo venturo  
La relazione terapeutica con il migrante 
FrancoAngeli 
 
Dopo un’esperienza più che decennale in Tunisia con pazienti di religione islamica e poi in Italia con immigrati e stranieri, l’autrice ha sentito il bisogno di rivedere quelle che per anni erano state le certezze teorico-cliniche del suo lavoro di psicoterapeuta, che, con pazienti di cultura e religione diffe- renti da quelle dei pazienti italiani, non potevano più essere utilizzabili. Ciò che diventa in questa revisione elemento centrale, più degli strumenti tecnici e dei paradigmi consolidati, sarà la percezione e la relazione con l’Altro. Imprescindibile, quindi, è la ricerca di altre modalità, più fluide e articolate e per le quali la narrazione e l’ascolto diventano essenziali e gravidi di signifi- cati complessi. Di questa ricerca e sperimentazione di strumenti, in parte ine- diti, in parte modificati, parla il libro, anche attraverso l’esposizione di alcune storie cliniche in cui l’utilizzo di uno strumento come il Gioco della Sabbia si è rivelato fondamentale per stabilire una comunicazione non unicamente ver- bale con pazienti stranieri e immigrati, permettendo loro di toccare livelli di consapevolezza non raggiungibili con la parola e il ricordo cosciente. Questo libro vuole essere anche un contributo per gli operatori dei Centri di Accoglienza, delle ASL, degli ospedali, delle Case Famiglia che per instau- rare la relazione con l’Altro sono spesso alla sofferta ricerca di strumenti di comunicazione e comprensione di una umanità disperata.           
 
Lidia Tarantini è stata didatta dell’A.I.P.A. (Associazione Italiana Psicologia Analitica). Membro ordinario della Società Italiana di Psicologia Scientifica e didatta della International Association For Analytical Psychology, è socio fondatore e past president della rivista Eidos e dell’associazione ETNA (Etnopsicologia Analitica) che si occupa della diagnosi e cura di pazienti stranieri e immigrati. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo È come se (Borla, 2001); Dialogare con l’Islam: la psiche tra radicalismo e laicità (Astrolabio, 2004); La psicanalisi di fronte all’Islam (a cura del ministero della cultura di Tunisi, 2005); Lo sguardo che ascolta (Ma.Gi. Editore, 2006).  
La scuola etno-sistemico-narrativa offre la possibilità di partecipare a supervisioni cliniche e consulenze di processi anche a psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, operatori, non iscritti ai suoi corsi di specializzazione. Durante gli incontri saranno discussi i casi riportati dai partecipanti inerenti sia percorsi terapeutici, sia situazioni legate al contesto lavorativo, più in generale (nel caso di migranti) al sistema di accoglienza  e cura. Il prossimo incontro sarò martedì 21 ottobre alle ore 18.30.
 
Per iscriversi contattare il 3317149736 oppure scrivere una mail a info@etnopsi.it.
L'iscrizione è obbligatoria fino ad esaurimento posti

Diritto d'asilo
9 luglio 2014

di Massimiliano Fanni Canelles

 

Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, il numero di rifugiati oggi al mondo ha superato i 50 milioni. Secondo i dati diffusi in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato dall'Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR) il numero di sfollati, richiedenti asilo e rifugiati alla fine del 2013 aveva raggiunto la non lusinghiera vetta dei 51,2 milioni. Rispetto alla fine del 2012, sono state sei milioni le persone in più che sono state costrette a scappare dal proprio Paese d'origine, un aumento determinato principalmente dalla persistenza della crisi siriana e da alcune situazioni di esodo forzato in Africa, particolarmente gravi in Sud Sudan e nella Repubblica Centrafricana. Questo dato è particolarmente drammatico per l'intera società civile internazionale se si considera attentamente cosa implica il concetto stesso di rifugiato. Infatti il diritto d'asilo e il conseguente status di rifugiato si sono affermati come parte del catalogo dei diritti umani a partire dalla Seconda Guerra Mondiale con l'obiettivo di evitare che una tale atrocità disumana si ripetesse. Definito nella Convenzione di Ginevra del 1951, il rifugiato è colui il quale teme ragionevolmente di essere perseguitato dal Paese del quale è cittadino per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. Questi cinquanta milioni di individui hanno subito, uno per uno, una forma di violenza, uno per uno rischiano la vita a restare nella propria casa, uno per uno meritano tutto il nostro rispetto, la nostra protezione, il nostro aiuto.
Spesso, quando si parla di immigrazione, la confusione e i dubbi prevalgono, la disinformazione conduce ad un'interpretazione nebulosa dell'intero fenomeno che ha come diretta conseguenza una stigmatizzazione dei rifugiati. Immigrato e rifugiato sono delle figure distinte e non sono assimilabili. Lo status di rifugiato garantisce alla persona la protezione sotto l'egida della legislazione nazionale ed attraverso gli accordi internazionali di restare bloccati nel primo Paese dove riescono faticosamente ad arrivare, spesso non potendo ricongiungersi alla propria famiglia, ma nello stesso Paese non riescono ad integrarsi poiché la loro peculiare condizione non è nota, se non agli addetti del settore. È fondamentale, quindi, raccontare le storie dei rifugiati che ci sono in Italia, ospitati dai CARA o dai centri dello SPRAR, condividere le loro esperienze, indagare le condizioni in cui sono costretti a vivere. Proprio con questo scopo è nato il progetto "Voci migranti", un'attività di @uxilia Onlus in collaborazione con il Collegio Internazionale del Mondo Unito di Duino (TS): "Voci Migranti" è una newsletter che ha la finalità di diffondere il più possibile informazioni raccolte direttamente nel CARA di Gradisca d'Isonzo (GO). Questo l'obiettivo anche di questo numero di SocialNews interamente dedicato ai rifugiati e al diritto d'asilo perché senza un'informazione capace di sfatare pregiudizi e falsi miti è impossibile mutare il clima di diffidenza ed intolleranza determinato da limiti di conoscenza nel quale i rifugiati si trovano.
Un clima che danneggia profondamente la loro vita, ma che riguarda tutti direttamente in quanto individui, in quanto umani.

http://issuu.com/auxiliaonlus/docs/socialnews_0e063ca07425dc/1?e=7209639/8529323