"Le Stanze della Memoria" è un progetto che nasce dall'idea di alcune giovani Psicologhe sparpagliate per l'Italia che hanno voluto narrarsi attraverso diversi canali, per dare forma alle proprie emozioni in questo periodo in cui queste sembrano confondersi e intrecciarsi.
L’obiettivo è la possibilità di far sentire la voce delle emozioni, del corpo, delle sensazioni e dei pensieri, che non sempre hanno spazio per esprimersi. E, attraverso queste parole, immagini, video o musiche, creare delle memorie a più voci, delle memorie collettive che non permettano di farci dimenticare.
Per questo chiediamo a tutti gli avventori che vogliano contribuire alla costruzione della trama di queste memorie, di inviarci un loro elaborato all'indirizzo e-mail stanze.memoria@gmail.com. Tutti i contributi che perverranno saranno raccolti e pubblicati in forma anonima, sulla presente pagina e negli altri account social a essa collegati.

Visita il sito: https://www.facebook.com/lestanzedellamemoria.psi/

Giovedì 14 Maggio 2020 alle ore 17.00 si terrà un seminario di approfondimento sull’approccio Etno-Sistemico-Narrativo: “Il tempo che verrà. Perché il nostro approccio era pronto al Coronavirus”.


A seguire il primo Open Day dell'anno della Scuola Quadriennale di Psicoterapia a Indirizzo Sistemico-Relazionale e Orientamento Etno-Sistemico-Narrativo.

L'approccio Etno-Sistemico-Narrativo nasce da un lungo lavoro ed esperienze cliniche, sia in contesti di conflitto, sia con migranti e richiedenti asilo arrivati in paesi di accoglienza.
In dialogo con Natale Losi, fondatore dell'approccio e direttore della scuola di psicoterapia Etnopsi di Roma, interverrà Cristo Arévalo Cuadra, docente della Scuola Etno-Sistemico-Narrativa, esperto di interventi in situazioni di guerra.

Ci si può iscrivere all’evento inviando una mail a: info@etnopsi.it .

In questo tempo così critico, fortemente “sconvolto" nel quotidiano e nelle capacità progettuali, la Scuola Quadriennale di Psicoterapia Etno-Sistemico-Narrativa di Roma, propone un incontro online con il direttore Natale Losi, che ci proporrà spunti di riflessione e ipotesi di reazione costruttiva a questo momento storico attraverso la presentazione del suo nuovo libro "Critica del trauma. Modelli, metodi ed esperienze etnopsichiatriche”.

Nelle prospettiva di Losi questo difficilissimo momento causato dall’epidemia può essere paragonato a un enorme trauma collettivo.

"I traumi dovrebbero essere letti come eventi ai quali individui e collettività possono rispondere facendo uso della loro peculiare memoria sociale, elaborando cioè proprie narrazioni terapeutiche". (da Critica del trauma – N. Losi).

L'incontro con l'autore si terrà il 2 Aprile 2020 alle ore 17.00 e si potrà partecipare seguendo la diretta sulla pagina Facebook.

Ricordiamo, per chi fosse interessato, che il libro è acquistabile online sia in forma cartacea che ebook.

Il Decreto Sicurezza approvato dal parlamento lo scorso 1° Dicembre ha segnato una netta virata del nostro Paese verso politiche migratorie repressive e inumane, volte a creare un esercito di uomini, donne e bambini senza diritti e condannati a vivere nascosti tra le pieghe di una società opulenta ed egoista.

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Nel dicembre 1948 veniva proclamata la Dichiarazione universale dei diritti umani. Essa rappresentò, anche simbolicamente, il riscatto dalla barbarie della guerra, dall’odio razziale dall’umiliazione dell’uomo definendo nero su bianco le aspirazioni più alte verso cui la Nuova Umanità dovesse tendere.

Il primo articolo recita: ‘Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti’.
L’Italia di oggi però rifiuta di riconoscere uguali diritti e uguale dignità a tutti gli esseri umani: erige muri, chiude porti, nega accoglienza e crea fratture sociali che sarà difficile sanare.

L’Italia di oggi è l’Italia che urla in coro “aiutiamoli a casa loro” e cancella con un tratto di penna lo spirito dell’articolo 13 sulla libera circolazione delle persone, inaugurando un clima di diffidenza e oscurità.
Come medici, psicologi e psicoterapeuti siamo preoccupati per un decreto sicurezza che crea fratture e squarci in cui nuovi razzismi si radicano; siamo preoccupati da questa deriva verso la disumanità; siamo preoccupati perché non saremo messi nelle condizioni di lavorare con la sofferenza psichica di chi è straniero se non viene prima riconosciuto come essere umano titolare di diritti fondamentali.

Devereux diceva: “occorre cogliere l'universale nell'aspetto specifico della sofferenza psichica”.

E’ attraverso il riconoscimento della diversità che comprendiamo l’universale e cioè quello che è profondamente comune a tutti gli esseri umani; noi siamo ‘artigiani dell’umano’ e mettiamo in gioco le nostre identità, la nostra essenza di persone, la nostra esistenza profonda che in quanto uomini e donne condividiamo con gli altri.

Il nostro lavoro si fonda sulla ricerca di un incontro profondo con l’altro e sulla conoscenza non solo delle persone ma dell’umano che è in ognuno di noi.
Il mondo visto con le nostre lenti non concepisce distinzioni di sorta: bianco o nero, migrante economico o rifugiato, sano o malato sono tutte categorie secondarie rispetto a quella che ci accomuna tutti e che ci identifica: ESSERI UMANI.

Negli ultimi anni il polo clinico della nostra scuola ha accolto la sofferenza di molti giovani, uomini, donne e bambini, ricostruito storie di migrazioni dolorose, ridato senso a eventi inenarrabili, integrato mondi che parlavano lingue diverse. Abbiamo curato le storie di esseri umani feriti.

Questo lavoro è stato possibile perché il nostro era un Paese che garantiva a tutti sicurezza e protezione ed era capace di infondere speranza nel futuro dei tanti che in Italia avevano scelto di emigrare.

Grazie a questa legge invece vengono meno questi presupposti su cui si basava il nostro lavoro di cura, grazie a questa legge ci percepiamo tutti un po’ meno sicuri e neghiamo protezione a chi ne avrebbe diritto.

Grazie a questa legge si cancella la speranza di riscatto di generazioni di immigrati.

Grazie a questa legge si cancella la speranza di umanità per generazioni di italiani.

Chiediamo a tutti di aiutarci a invertire questa tendenza disumanizzante.

Roma, 5 gennaio 2019